Pianta e prospetto della gran guglia del Duomo di Milano secondo il progetto di Francesco Croce

Autore

Buzzi, Stefano

Titolo

Pianta e prospetto della gran guglia del Duomo di Milano secondo il progetto di Francesco Croce

Datazione

[XVIII secolo]; 1765-1770

Collocazione

CRSMi, Pv fs 1-38

Dimensioni

2366 × 388 mm

Tecnica e Supporto

Preparazione a matita, compasso; esecuzione a penna e inchiostro nero, bruno, rosso, carboncino; supporto cartaceo, filigrana non rilevabile (montato su tela).

Scala

Sotto la pianta, a penna e inchiostro nero, in braccia milanesi: asta suddivisa in dodici unità, numerate da 1 a 12 e indicata come «SCALA DE BRAZA 12 MILANESI».

Iscrizioni

Ai luoghi propri, a penna e inchiostro nero: lettere e numeri.

Ai lati della pianta, legenda a penna e inchiostro nero: a sinistra «A: sforo entro al fusto della scalla / B: vivo delle 8 alle in cima / C: setta della statova della B[eata] V[ergine] / D: cima della cornice sotto alla statuova / E: vivo abasso della gran Piramida / F: vivo abasso delle 8 Alle abasso / G: archeti entro la scalla / H: archeti de li 8 Angoli / I: sagome per il coligato / L: peduzi delle 8 statove»; a destra «M: gabioni delle 8 statove / N: capelin che forma ornato / O: li 8 archeti del andadora / P: il bel vedere / Q: Parapeti del bel vedere / R: Paviemento del Piantato / S: Gradini della scalla / T: parapeti del piantato / V: le 8 Guliete / &: scala che salise sopra il cupolino».

In basso a penna e inchiostro nero: «DISEGNO DEL’AGUGLIONE CHE SI È INALZATO SOPRA AL LANTERNINO DELLA CUPOLA DEL DUOMO DI MILLANO / AL QUALE SI È DATO PRINCIPIO NEL’ANNO 1765 SOTTO AL ILL[USTRISSI]MO FABBRICERE SIG[NOR] CONTE DON LORENZO SAL/LAZARI E L’ANNO 1769 È ENTRATO L’INLU[STRISSI]MO FABBRICERE SIG[NOR] MARCHESE DON GIORGIO TEODORO TRIUVLZI E PER / LA GRANDE ASSIDUITÀ DEL MEDESIMO SIGNORE CON SOLLECITARE TUTTI GLI OPERARIJ AL TRAVAGLIO, CON / FARGLI SOMINISTRARE BVUONE SOVENZIONI DE DENARI CON UN ASSAI GROSSISSIMO RISPARMIO ALLA VENERANDA / FABBRICA, L’ANNO 1770 IL CORPO DEL AGUGLIONE SI È TERMINATO. / IN FIANCHO AL DISEGNO SI VEDE UNA MANO, CHE INDICHA A PERPETUA GLORIOSA MEMORIA DI MILLANO, / COME L’ANNO 1769 IL GIORNO 1 LUGLIO IL AGUGLIONE SI RITROUAVA INALZATO / SINO AL SITTO, DOVE SI VEDE LA MANO, AL’ALTEZA DI 50 GRADINI DELLA SCALLA / LA SACRA IMPERIALE MAESTÀ DI GIUSEPPE II RE DEI ROMANI / IN QUANTO AL’INTERIORE DEL SUDETTO AGUGLIONE VI È UNA SCALLA COMODISSIMA COMPOSTA DI 5 GRADINI / ET UN RIPIANO TANTO CHE SI SALLE AL’ALTEZA DI B[RAZ]A 28 O[NZE]10 ½ SINO AL SITTO CHE SI CHIAMA IL BEL / VEDERE N[UMER]O DE GLI GRADINI DI DETTA SCALA, CONPRESO N[UMER]O 3 CHE VI SONO NEL PIANTATO, SONO 99. QUESTA SCAL/LA È ORNATA DI N[UMER]O 128 ARCHI GOTTICI, LI QUALLI SERVANO DI FORTEZA AL MEDESIMO AGUGLIONE, PERCHÉ / IN OGNI UNO DI DETTI ARCHI VI RESTA RINCHIUSA UNA FORTE CHIAVE INVESTITA CON FORTI POLLICI DI / FERRO, CHE TIENE CONLIGATA TUTTA LA MACHINA COME FOSSE UN SUOL PEZZO DI MARMO. L’ALTEZA DEL SU/DETTO AGUGLIONE, COMPRESO B[RAZ]A 7 DELLA GRAN STATUA SONO B[RAZ]A 56 O[NZE] 10 ½, LONGHEZA DEL MAESTOSO TEMPIO DALLA SOLLIA DELLA PORTA MAGIORE AD ANDARE AL SCHENALE DIETRO AL CHORO VI SONO BRA/ZA 245 O[NZE] 6 ½, LARGHEZA DAL SCHENALE D’UNA CAPELLA LATTERALE AD ANDARE AL SCHENALE DELL’ALTRA VI SO/NO B[RAZ]A 137 O[NZE] 7 ¼, ALTEZA DAL PAVIMENTO TERRANEO DEL DUOMO SALLENDO SINA AL UOLTINO DEL LANTERNINO DEL/LA CUPOLA VI SONO B[RA]ZA 125, ALTEZA DAL SUDETTO PAVIMENTO SALLENDO SINA ALLA CIMA DEL’AGUGLIONE VI / SONO B[RAZ]A 182 O[NZE] 10. GLI 4 PILONI CHE SOSTENGANO LA GRAN CUPOLA SONO DI GROSEZA B[RAZ]A 4 O[NZE] 9 E TUTTI GLI ALTRI / CHE FIANCHEGIANO LA STESSA CUPOLA ET FORMANO IL MAESTOSO TEMPIO SONO N[UMER]O 88 SONO DI GROSEZA / BRAZZA 4, LI PILONI ISOLATI SONO N[UMERO] 52 E COMPRESO N[UMER]O 40 CONTRA PILONI IN TUTTO SONO N[UMER]O 92 / L’IDEA È DEL SIGNOR FRANCESCO CROCI ARCHITETTO DELLA VENERANDA FABBRICA. / È DISEGNATO IN PICOLO ET IN GRANDE DA STEFANO BUZZI DIRETTORE DEL SUDETTO AGUGLIONE / ED INTAGLIATORE DE MARMI DI DETTA VENERANDA FABRICA».

Sotto la precedente, a penna e inchiostro nero: «DI QUANTO SIA IL PESO DI TUTTI GLI MARMI CHE FORMANO IL SUDETTO AGUGLIONE, MISURATI CON SOM[M]A DILIGENZA E QUADRETATI / CON LA PIÙ FINA REGOLA CHE SIASI STATA RITROUATA, PIANTATO O SIA ZOCHOLO CONPRESO GLI QUATRO GRAN PEZCI CHE SOSTE/NGANO TUTA LA MACHINA SONO DI PESO 425 CENTENARA E 61 LIBRA, PRIMO ORDINE SONO DI PESO 559 CENT[ENAR]A E 93 L[IBR]A E 12 / ONZE, SECONDO ORDINE SONO DI PESO 448 CENT[ENAR]A E 80 LIB[R]A E 16 ONZE, TERZO ORDINE SONO DI PESO 336 CENT[ENAR]A E 96 LIRA (sic) E 16 ONZE, QUARTO / ORDINE SONO DI PESO 283 CENT[ENAR]A E 51 LIB[R]A E 12 ONZE, QUINTO ORDINE SONO DI PE[S]O 305 CENT’[ENAR]A E 77 LIB[R]A E 12 ONZE, SESTO ORDINE SONO DI / PESO 404 CENT[ENAR]A E 15 LIB[R]A E 20 ONZE, SETTIMO ORDINE SONO DI PEZO 358 CENT[ENAR]A E 34 LIB[R]A E 12 ONZE, OTAVO ORDINE SONO DI PESO 406 CENT[ENAR]A E 34 / LIB[R]A E 12 ONZE. SOM[M]A IN TUTTO PESA 3529 CENTENARA E 47 LIBRA, CHE FANO 352947 LIBRA GROSSE».

Sul verso (sul controfondo): indicazione della segnatura, a penna e a matita.

Notizie

Il disegno, di grandi dimensioni, è conservato insieme ad altri due affini (CRSMi, Pv fs 1-37; Pv fs 1-39) e un quarto disegno non contestuale (CRSMi, Pv fs 1-40), nel deposito della Civica Raccolta di Stampe “Achille Bertarelli”, presso il cortile della Rocchetta del Castello Sforzesco di Milano: esso presenta solo alcune macchie brune, alcune di colla alle giunture dei fogli; la carta è imbrunita al punto che si potrebbe ipotizzare che l’elaborato sia stato per un certo tempo esposto e appeso.

Il disegno è composto su sei fogli incollati in verticale ed è montato su tela. Il disegno mostra preparazione a matita ed esecuzione a penna e inchiostro nero, ma le ombre e il chiaroscuro sono realizzati con il carboncino, anziché mediante il tradizionale mezzo dell’acquerello, mentre le ombre delle sole figure sono arricchite da tratteggio a punta di penna con inchiostro nero. Le figure sopra il primo livello della guglia, alla base della cuspide e la Vergine alla sommità sono tracciate invece a penna e inchiostro bruno, inoltre, a penna e inchiostro rosso sono delineate le chiavi metalliche illustrate nella pianta.

Note critiche

Il disegno e i due a esso contestuali sono, allo stato attuale degli studi, le sole testimonianze grafiche sopravvissute che documentino il progetto di Francesco Croce per la guglia maggiore del Duomo, iniziata nel 1765 e terminata nel 1770, e il completamento delle guglie sopra il tiburio. Questo disegno in particolare rappresenta il prospetto, completo degli elementi decorativi e di parte della statuaria, e la pianta, comprensiva dell’indicazione degli elementi strutturali metallici e della scala interna, oltre a un dettaglio della scala che permette di raggiungere la quota sopra il cupolino, come indicato nella legenda. La lunga iscrizione racconta le fasi cronologiche di costruzione e puntualizza gli aspetti dimensionali legati all’altezza degli elementi e al peso dei marmi impiegati.

Questo disegno e quelli a esso affini sono firmati da Stefano Buzzi, uno dei maestri intagliatori al lavoro nel cantiere della cattedrale, che dichiara il 17 marzo 1760 di essere al servizio della Fabbrica da 26 anni, seppure non assunto (tutti i documenti su Buzzi si trovano in AVFDMi, Archivio Storico, 144, 83). Il maestro ottiene di dirigere la costruzione della gran guglia, offrendosi di lavorare gratuitamente e investendo del proprio finché la Fabbrica non avesse avuto la possibilità di assumerlo, dichiara inoltre di essersi impegnato nel derivare dai disegni di Francesco Croce i modelli di dettaglio (in carta o cartone) che fanno da guida ai lapicidi. I disegni mostrano una certa abilità grafica, che parrebbe eccessiva per il profilo professionale di questo maestro, che aveva tuttavia delle ambizioni, tanto che si cimenta nella stesura di una sorta di storia di alcune parti della cattedrale, derivata dal personale impegno nel misurare molti elementi del Duomo. Di questa resta presso l’Archivio della Fabbrica il manoscritto autografo, nel quale egli si dichiara «architetto che ha assistito alla Fabbrica del Duomo».

Se non comparisse la firma di Buzzi in calce ai disegni si stenterebbe a credere che possano essere di sua mano, data la ricchezza soprattutto tecnica, in particolare nella stesura di ombre pittoriche a carboncino. Si consideri che gli elaborati sono composti su più fogli incollati insieme e questo in particolare presenta l’aggiunta di diverse statue e della Vergine a penna e inchiostro bruno, su un foglio autonomo, indizio che potrebbe testimoniare un rimaneggiamento in tempi differenti. Anche le cornici uniformanti e le didascalie non sappiamo se siano contestuali alla base dei disegni o se possano essere state aggiunte, magari dallo stesso Buzzi, a lavori conclusi, a testimonianza della grande opera alla quale il maestro si vantava di aver partecipato.

Bibliografia

J. Gritti, F. Repishti, I «toresini», le guglie del tiburio e la guglia maggiore, in G. Ceriani Sebregondi, J. Gritti, F. Repishti, R. Schofield, Ad triangulum: il Duomo di Milano e il suo tiburio. Da Stornaloco a Bramante, Leonardo e Giovanni Antonio Amadeo, Padova, 2019, pp. 243-268, in particolare pp. 267-268 e fig. 108

Schedatore e data

Jessica Gritti 2019

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